
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito alla rassegna “le radici poetiche del linguaggio subalterno” – per l’anno 2012 una propria medaglia di rappresentanza
VINCITORI – 2012
Primo classificato Salvatore Salvatore
II classificato Pompilio Dottore
III classificata Rita Margherita Rossi
IV classificato Salvatore Cangiani
Premio speciale del Presidente della Giuria Demetrio Latella
VINCITORI – 2013
Primo classificato Pompilio Dottore
II classificato Fernando Antoniello
III classificato pari merito Franco Canzonieri e Gerardo Giuseppe Strippoli
Premio speciale Presidente della giuria Giuliana Bernasconi
VINCITORI – 2014
I Classificato ex aequo Gesuino Becciu – Daniela Cortesi
II Classificato Domenico Mazzilli Puglia
III Classificato Jenny Capozzi
Premio del comitato scientifico Mariuccia Gattu Soddu
Premio alla Carriera Maria Trenta
Primo Classificato Elena Sinopoli
II Classificato ex aequo Paolo Landrelli – Luisa Mirabella
III Classificato ex aequo Davide Rocco Colacrai – Angelo Curcio
Premio del Comitato Tecnico Ciro Iannone
Premio alla Carriera Eraldo Barra
VINCITORI – 2016
RADICI POETICHE
Premio di Poesia Dialettale
A Massimo Troisi
Madrina Rosaria Troisi (sorella di Massimo)
Quando il dialetto diventa luogo del cuore. La casa a cui fare ritorno.
Ogni dialetto porta in sé le radici storico culturali di un territorio, l’identità unica e specifica che ci fa sentire figli di un determinato luogo. È la “lingua” dei nostri padri, ci identifica e ci dà una collocazione ben precisa rendendoci padroni di tutta la nostra realtà. Non è solo espressione, è un modo di pensare, di vivere, di rendere un’idea ancor prima di tradurla in termini precisi.
Ma anche il dialetto, come ogni cosa, è vivo e con il cambiare dei tempi muta. Molti modi di dire si sono persi, tante espressioni sono cambiate e continueranno a mutare nel tempo, recuperarle, lasciarne traccia, vuol dire recuperare le nostre tradizioni, la nostra cultura, la nostra origine.
Oggi, nell’epoca della globalizzazione, come possiamo confrontarci con altre culture se non conosciamo la nostra, come possiamo tracciare una rotta, capire dove andare, se non sappiamo da dove veniamo e non abbiamo una casa a cui fare ritorno?
Recuperare questo immenso patrimonio non è semplice, basta pensare quanti dialetti diversi ci sono solo nella nostra irpinia.
L’obiettivo del concorso “Radici poetiche” della casa editrice il Papavero è unire l’Italia attraverso il filo sottile dei diversi dialetti, anche perché se non siamo pronti a riconoscere e rispettare le diversità non saremo mai un popolo veramente unito. Ripercorrere l’Italia, dunque, e unirla attraverso il filo sottile delle sue meravigliose diversità, recuperare le radici, lasciarne traccia prima che, come già è accaduto in alcune grandi città, il dialetto si perda completamente lasciando il posto solo ad accenti specifici che rendono riconoscibile la provenienza e l’appartenenza a un luogo piuttosto che a un altro.
Recuperare un linguaggio atavico, viscerale che ci consenta di parlare da cuore a cuore, di scavare con ogni parola nel vivo delle emozioni e della semplicità d’animo, perché se è vero, come sosteneva Raffaele Baldini, poeta romagnolo, che in dialetto non si può disquisire di Dio, è pur vero che il dialetto è la lingua più vera e più adatta per parlare con Dio.
Il concorso è dedicato a Massimo Troisi che con la sua arte, il suo talento e la sua lingua ripulita dalla volgarità, ha portato la parte più bella di Napoli nel mondo, oltre Oceano, fino in America. La madrina è Rosaria Troisi che ci ricorda non solo suo fratello Massimo, ma gli insegnamenti della loro mamma.