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“Tutti i dialetti sono metafore e tutte le metafore sono poesia”

Gilbert Keith Chesterton

radici poetiche

radici poetiche

“Tutti i dialetti sono metafore e tutte le metafore sono poesia”

Gilbert Keith Chesterton

IL CONCORSO

L’obiettivo del concorso è unire l’Italia attraverso il filo sottile dei diversi dialetti, anche perché se non siamo pronti a riconoscere e rispettare le diversità non saremo mai un popolo veramente unito. Ripercorrere l’Italia, attraverso le sue meravigliose diversità, recuperare le radici, lasciarne traccia prima che il dialetto si perda completamente, lasciando il posto solo ad accenti.

Premio di poesia dialettale

DEDICATO A MASSIMO TROISI

Il concorso è dedicato a Massimo Troisi che con la sua arte, il suo talento e la sua lingua ripulita dalla volgarità, ha portato la parte più bella di Napoli nel mondo, oltre Oceano, fino in America. La madrina è Rosaria Troisi che ci ricorda non solo suo fratello Massimo, ma gli insegnamenti della loro mamma.

le radici

Ogni dialetto porta in sé le radici storico culturali di un territorio, l’identità unica e specifica che ci fa sentire figli di un determinato luogo. È la “lingua” dei nostri padri, ci identifica e ci dà una collocazione ben precisa rendendoci padroni di tutta la nostra realtà. Non è solo espressione, è un modo di pensare, di vivere, di rendere un’idea ancor prima di tradurla in termini precisi.

una lingua viva che muta nel tempo

Ma anche il dialetto, come ogni cosa, è vivo e con il cambiare dei tempi muta. Molti modi di dire si sono persi, tante espressioni sono cambiate e continueranno a mutare nel tempo, recuperarle, lasciarne traccia, vuol dire recuperare le nostre tradizioni, la nostra cultura, la nostra origine.

conoscersi per conoscere l’altro

Oggi, nell’epoca della globalizzazione, come possiamo confrontarci con altre culture se non conosciamo la nostra, come possiamo tracciare una rotta, capire dove andare, se non sappiamo da dove veniamo e non abbiamo una casa a cui fare ritorno?

SCAVARE NEL VIVO DELLE EMOZIONI

Recuperare questo immenso patrimonio non è semplice, basta pensare quanti dialetti diversi ci sono solo nella nostra irpinia.

Recuperare un linguaggio atavico, viscerale che ci consenta di parlare da cuore a cuore, di scavare con ogni parola nel vivo delle emozioni e della semplicità d’animo, perché se è vero, come sosteneva Raffaele Baldini, poeta romagnolo, che in dialetto non si può disquisire di Dio, è pur vero che il dialetto è la lingua più vera e più adatta per parlare con Dio.

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